Bologna, 31 marzo - Benevento, 8 novembre 2007

(Chiara Lubich)

Iniziamo con una breve riflessione sulla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich.

Nel corso di più di 60 anni, questo dono di Dio, questo carisma ha fatto nascere un modo, potremmo dire, nuovo di vivere evangelico, ha aperto agli uomini un cammino per poter rispondere ai bisogni dei tempi e della società umana, in quanto sprona e forma ad essere costruttori di unità, di fratellanza, di solidarietà, di pace, nel mondo in cui viviamo.

 


 

Fin dai primi tempi del Movimento dei Focolari, l’impatto di questo messaggio su migliaia di persone è stato sorprendente, anche perché era accolto da tutti: grandi e piccoli, laici e religiosi, gente semplice e grandi personalità. E penso sia interessante ascoltare un testimone molto particolare, Igino Giordani, che molti di voi conoscono e che rappresentava per tanti giovani cattolici, nell’immediato dopo guerra, un modello di intellettuale e di politico cristiano. Quando a Montecitorio nel 1948 s’imbatté per la prima volta, attraverso Chiara, in questo carisma, “una cosa avvenne in me. - scrive - Avvenne che quei pezzi di cultura, giustapposti, presero a muoversi e animarsi, ingranandosi a formare un corpo vivo (...). Era penetrato l’amore e aveva investito le idee, traendole in un’orbita di gioia. Era successo che l’idea di Dio aveva ceduto il posto all’amore di Dio, l’immagine ideale al Dio vivo (...).

Avendo trovato l’Amore, mi trovai, quasi di colpo, nel circuito della Trinità. Tutti i dogmi, tutte le nozioni uscivano dal casellario della memoria e divenivano materia viva: sangue del mio sangue. Movevo dalla biblioteca intasata di libri verso la Chiesa abitata da cristiani.

Ora capisco che cosa stava succedendo. Stavo ricevendo una sorta di rivelazione - o un chiarimento di rivelazione - che mi produceva una sorta di conversione nuova (...).

Capii allora che cosa volesse significare il Signore, nel Vangelo di Giovanni, con le sue immagini di luce, di amore, di rinascita e di Spirito. Era entrato il fuoco. Lo Spirito Santo, vento impetuoso, aveva spazzato via nebbie e schermi; sotto il suo soffio, l’incendio divampava: nella luce nuova, si scoprivano Dio e il fratello”[1].

Nell’esperienza spirituale di Chiara e le sue compagne, il primo passo di questo stile di vita, quello decisivo e fondamentale, è stata una vera e propria illuminazione, una ri-rivelazione di Dio, se così si può dire.

E fu la prima lezione data a Chiara da Colui che le aveva suggerito nel cuore: “Sarò io il tuo Maestro”.

Ma per capire a fondo questo primo insegnamento, bisogna situarlo storicamente sullo sfondo di un contesto esistenziale in cui tutto parlava di odio e di distruzione. Erano tempi di guerra. Chiara racconta dei sui primi passi in una città devastata dai bombardamenti quando aveva dovuto lasciare la famiglia, per la promessa fatta a Dio di rimanere a Trento accanto alle sue prime compagne. Le si fece incontro una donna scarmigliata e impazzita dal dolore che le urlava nelle orecchie: “Quattro me ne sono morti!” La reazione immediata di Chiara fu di dimenticare la sua tragedia personale per immedesimarsi e far propria quella di un’umanità sconvolta e disperata.

Ma cosa potevano offrirle lei e le sue prime compagne, per sanare le piaghe e colmare i vuoti spaventosi che si scavavano nelle coscienze con la perdita di tanti affetti e di tanti beni? Era qualcosa che aveva folgorato la loro anima, alla vista d’un mondo che crollava. Sì, c’era qualcosa che non crollava, che nulla poteva distruggere, un unico vero ideale e questo era Dio! Un Dio che, nel più stridente contrasto con ciò che accadeva attorno a loro, si rivelava loro per quello che era: Amore.

Questa era stata la “scintilla ispiratrice”, come la chiamava Giovanni Paolo II, che aveva dato origine a tutto. E come sia scoccata nell’anima di Chiara ce lo racconta lei stessa.

“La sua luce sottile - scrive - (ora diremmo: luce del carisma) entrava e illuminava, fasciava l’anima, non sopprimeva il pensiero precedente, lo sostituiva lentamente”[2].

Fino al giorno in cui le parole di un sacerdote, percepita come voce di Dio, la colpirono come mai: “Si ricordi che Dio la ama immensamente”.

Ed ecco la reazione: “E’ la folgore - scrive Chiara -: Dio mi ama immensamente. Lo dico, lo ripeto alle mie compagne: Dio ti ama immensamente. Dio ci ama immensamente.

Da quel momento scorgo Dio presente dappertutto col suo amore: nelle mie giornate, nelle mie notti, nei miei slanci, nei miei propositi, negli avvenimenti gioiosi e confortanti, nelle situazioni tristi, scabrose, difficili.

C’è sempre, c’è in ogni luogo e mi spiega. Che cosa mi spiega? Che tutto è amore: ciò che sono e ciò che mi succede; ciò che siamo e ciò che ci riguarda; che sono figlia sua e Lui mi è Padre; che nulla sfugge al suo amore, nemmeno gli sbagli che commetto perché Egli li permette; che il suo amore avvolge i cristiani come me, la Chiesa, il mondo, l’universo.

La conversione è avvenuta. ‘La novità’ è balenata dinanzi alla mia mente: so chi è Dio. Dio è Amore.

E’ questa la nostra grande, grandissima scoperta.

Noi crediamo all’amore. Questa è la nostra nuova vita. Per questo manifestiamo il desiderio d’essere sepolte - qualora fossimo morte per la guerra - in una sola tomba con sopra scritto come nostro nome, perché quello era il nostro ‘essere’: ‘E noi abbiamo creduto all’amore’(cf 1 Gv 4,16)”[3


].

Si trattava, dunque, sì, d’una luce nuova, ma anche di un cambiamento di vita, di una conversione che si concretava in una scelta di Dio come unico ideale della propria vita. Dio, al posto di tanti altri sogni più o meno degni dell’uomo.

E questa scoperta così coinvolgente e travolgente non poteva essere taciuta e vissuta a livello puramente interiore e individuale. Aveva in sé una forte carica diffusiva. Quella scelta di Dio, pur essendo personale, doveva essere condivisa e divenire patrimonio comune. In una preghiera di quei primissimi tempi, Chiara chiedeva a Dio due cose: “Dammi d’amarti immensamente e di farti immensamente amare”[4].

E in una lettera ad una delle sue amiche confidava: “Se in poche parole potessi dire il perché della mia vita, queste sarebbero: amo Dio e lo vorrei amare come mai fu amato. Lavoro per farlo amare (...). Tutto il resto che accade nella mia vita non mi tocca: uno solo è il mio desiderio, la mia passione, che l’Amore sia amato”[5].

Così il carisma dell’unità dava l’avvio a quell’annuncio che è il cuore del kerigma tipico del cristianesimo richiamato nella lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte da Giovanni Paolo II°: “L’annuncio gioioso di un dono che è per tutti - scriveva - il dono della rivelazione di Dio Amore...”. E “Dio è Amore” è il titolo della prima lettera apostolica del pontificato di Benedetto XVI°.[6]

Questo messaggio è stato portato in tutto il mondo ed ora sono 186 – come abbiamo sentito - le nazioni in cui è diffuso il Movimento, formato da gente di ogni fede religiosa, ma anche da persone che non hanno un riferimento religioso. Per tutti vale l’impegno o di mettere Dio al primo posto nella vita o quello di anteporre a tutto i più grandi valori, quali la pace, i diritti umani, la libertà, la giustizia, la solidarietà. E fra questi l’amore agli altri che è iscritto nel DNA di ogni uomo e donna della terra.

            E solo con questa scelta, con questo mutamento di vita si potrà imparare grado grado - come insegna il carisma dell’unità - ad essere atti a quella fraternità cui desideriamo tendere, quale nostro contributo alla fraternità universale.



[1]     I.Giordani, Memorie di un cristiano ingenuo, Città Nuova, Roma 1981, pp. 150-151.

[2]     C.Lubich, Dio Amore e la carità nel Movimento dei Focolari, Conversazione ad un gruppo di vescovi, 13.02.1979.

[3]     Ibid.

[4]     Id.,Lettera alla Mariapoli di Loppiano, 01.12.1969.

[5]     Id., Lettera 03.04.1944.

[6]     Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, 56.



 

 

 

viagra

 

 

 

 

 

 

viagra

 

 

 

 

condividi

Submit to DeliciousSubmit to DiggSubmit to FacebookSubmit to Google PlusSubmit to StumbleuponSubmit to TechnoratiSubmit to TwitterSubmit to LinkedIn

Ebook in PDF

Madrid 2016 - Educación, inclusión y solidaridad

El experto en educación de New Humanity Juan Garcia-Gutiérrez y los profesores del Pozo Armentia, A. y d'Orey Roquete, M. presentan la publicación: "Educación, inclusión y solidaridad. Ambitos, prácticas y perspectivas." Madrid: UNED". (ISBN: 9788461740864; 288 pp.)


 

Foto

Foto edu for unity

Tesi di laurea

Sono numerosi gli studenti che hanno scritto e discusso tesi di laurea dando un loro contributo al comune cammino di ricerca mondiale per una "pedagogia dell'unità".

Nella sezione "Studi e ricerche" stiamo pubblicando brevi sintesi di questi lavori e chiederemmo a tutte e tutti coloro che lo desiderano di inviarceli (con eventuale recapito mail per prendere contatti).