per nulla collaborativi anzi divisi in gruppi razziali che si lottavano tra loro, vedono nell’arrivo di una nuova docente di lettere, giovane sposa e  figlia di un ex preside, un’opportunità per continuare ad essere e fare ciò per cui erano stati messi in classe speciale.La nuova docente  sconvolge la classe e mette in crisi la dirigenza scolastica e la scuola. Attraverso nuovi stimoli e la costruzione di rapporti veri, punta a  realizzare con loro e tra loro esperienze collaborative nella scuola e fuori nel sociale. Ci riesce, pagando il tutto con il fallimento del proprio matrimonio.

Un momento significativo del Seminario  è stato “fare esperienza di studio in modo collet

tivo.” Abbiamo letto  due brani illuminanti di Chiara: “La Resurrezione di Roma” e “L’Attrattiva del Tempo Moderno”, su cui ciascuno è stato invitato a riflettere in chiave pedagogica ed a scrivere le proprie riflessioni  per poi confrontarlo  in piccoli gruppi. Abbiam concluso con la comunicazione a tutti i partecipanti di quanto evidenziato nei gruppi di studio e lavoro con il  risultato di un grande arricchimento  reciproco..   Vera Araujo, nei giorni seguenti, suggeriva che  se nella comunicazione si fossero  evidenziate  prospettive diverse, punti o posizioni opposte, occorreva non scontrarsi, ma riflettere ancora meglio e comunicare, la volta seguente,  quanto maturato”. 

Un altro aspetto rilevante, oltre che nuovo, del Seminario Internazionale di Pedagogia di quest’anno  è stato mettere in comune quanto realizzato dalle diverse commissioni  del Mondo. Attraverso vari  power point abbiamo conosciuto importanti iniziative realizzate in  USA e CANADA.    Bellissimo, anche, quanto comunicato dai paesi di lingua tedesca: un anno incontrano un grande pedagogista, approfondendone i contenuti, l’anno seguente aggiornano  al largo del lavoro svolto e delle problematiche  pedagogiche attuali.    Interessante quanto evidenziato dall’America Latina,  specie dal Brasile; mentre avvincenti  sono state le  presentazioni del progetto e del lavoro realizzato in due scuole materne di Croazia e Slovenia, di cui abbiamo visionato due video, oltre a diversi  aggiornamenti.

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Nel pomeriggio del Secondo giorno abbiamo vissuto un momento rifondativo,  riandando attraverso un’intervista di Teresa De Boi a Michele de Beni e a Bepi Milan,  ai primi tempi dell’ Inondazione della Pedagogia, ribadendo  che la premessa di ogni attività, in modo speciale per  pensare ed agire pedagogicamente, è fare esperienza di laboratorio per riavviare e rivitalizzare i rapporti, in modo che l’antropologia ritorni ad essere il  fondamento  dell’agire. Hanno poi fatto una precisazione sull’ essere e lo stile educativo del movimento legandolo alla sua storia, caratterizzata come   percorso formativo e  quindi  con un proprio progetto educativo. Bepi Milan ha ricordato  tra gli iniziatori della commissione centrale, oltre p. Andrea e Francesco Chatel,  anche Carla Marchesoni, una delle prime focolarine, che Chiara volle  membro della commissione centrale;   di lei ha detto: “aveva una grande capacità di sorridere ed  accogliere”. Tale affermazione è stata condivisa da molti presenti che l’hanno conosciuta ed ha continuato  sul nuovo metodo di studio: ”nello studio, noi appartenenti alla commissione,  partivamo sempre dall’unità poi  lavoravamo  singolarmente ed infine  rimettevamo in discussione il tutto e provavamo  a stendere quanto da ciascuno ritenuto  giusto’¸ questo era, per noi,  lavorare con Gesù in mezzo.  Bepi Milan ci ha comunicato  quanto  accaduto durante l’incontro con Chiara. Dopo averla aggiornata, ha suonato e cantato una propria composizione dal titolo: “Figli dell’infinito, noi siamo.”. Canzone melodicamente bella e con parole significative, ripetuta a noi più volte   tanto che all’unanimità abbiamo deciso di considerarla: Inno Simbolico dell’Inondazione della  PEDAGOGIA.  I versi che hanno maggiormente colpito, credo tutti, sono stati: “Figli noi siamo,  figli di un paese che ci vive dentro,  figli di un cielo,  figli dell’Infinito…ogni muro è un sentiero…” .  

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Insieme abbiamo ripercorso  le varie tappe  dell’Inondazione, partendo dalla  laurea Honoris causa in Pedagogia, offerta dall’Università di Washington  a Chiara, a cui hanno collaborato nella preparazione e  presenziato, tra gli altri, Bepi Milan e Michele De Beni. In quell’occasione una chiesa divenne Aula Magna per accogliere   più di 5000 persone, cosa che diede l’impressione di trovarsi dinanzi ad  una scuola di popolo.  In quella occasione Chiara nella lectio Magistralis, mise in correlazione teoria/prassi – pensiero/vita ed al termine, stringendo la mano a Michele De Beni, disse: “E? vero Michele, che ce l’abbiam fatta?”.  Bepi ha commentato: “E’ stata un’esperienza bellissima” in quanto Chiara aveva chiesto  a noi di collaborare  al fine di offrire i suoi pensieri/vita  con un linguaggio adatto ed efficace. Carla Marchesoni disse a riguardo, nel 2004, che era stato “una comunione nuova, tutta rivestita di Pedagogia”.    Dopo la laurea  Chiara volle  incontrare  7000 Bangwa, in maggioranza musulmani,  che la  riconobbero come Madre.

A riguardo   Una novità del Seminario Int. di quest’anno:  La presentazione di tesi laurea e dottorati in Pedagogia. Alcune  realizzate a Loppiano presso l’Università SOPHIA, altre  in Italia e all’estero. L’ascolto delle relazioni  sui temi delle  lauree  e dottorati in diretta o  via  satellite con vari paesi come Africa, Sud America ed Europa orientale, ha significativamente sorpreso noi presenti.  Michele De Beni, presentandole, ha detto: “Tutto nasce dal fatto che l’attuale crisi oltre che globale  è anche crisi di coscienze e l’Educazione è la priorità per realizzare una cultura nuova. Ha poi affermato: “nella nostra società c’è il tradimento dei padri verso i figli…..occorre interrogarsi: Chi educa oggi? E la  risposta potrebbe essere la seguente: “Oggi i genitori hanno  abbandonato i loro  figli agli psicologi, ma i giovani, in genere, non hanno   bisogno di risposte cliniche, bensì   educative”.   Le tematiche delle tesi hanno riguardato: Cultura, Intercultura,  Conflitto, Prosocialità  ed altre più particolari come  “Pedagogia della parola” “ Linee pedagogiche in Chiara Lubich” “La relazione come Terzo tra educante ed educando”. La tesi specialistica sulla Scuola RAGGIO DI SOLE’ della Croazia  ha evidenziato che qui si vive quanto si insegna.  Un altro tema ha approfondito: “La gestione non violenta dei conflitti”.   Tutti i lavori erano legati da un filo rosso: Il carisma spirituale e le conversioni ad una  vita nuova. Concludendo, Michele De Beni  ha commentato: l’EDUCAZIONE non è una scienza, ma è l’EDUCATORE.     La relazione educativa precede ogni cosa: lo studio e le varie  attività. L’educatore deve essere un mediatore credibile tra l’insicurezza dei ragazzi/e  e quella verità a cui  i giovani anelano e  la Relazione é dialogo delle coscienze ed ha posto questo interrogativo “se non si entra nelle coscienze a cosa servono il sapere e le conoscenze?”  Una sua affermazione mi ha segnato profondamente:  “La crisi della nostra vecchia Europa è un tradimento anche per i musulmani… tra il nostro dire e il nostro operare e poi  una vera  INCLUSIONE non deve  chiudersi  in se stessa, ma trasformarsi  in RECIPROCITA’  ”.

IL TEMA CENTRALE del Seminario è stato  sviluppato con accattivante interesse dal  Pedagogist

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a, Italo Florin della  LUMSA, direttore della Scuola di Alta Formazione "Educare all'Incontro e alla Solidarietà".  Al termine  sono seguite domande e risposte con i presenti e i partecipanti, via streaming, di varie parti del pianeta. Nel suo intervento il prof.  FIORIN ha precisato: “ Il termine  INCLUSIONE porta subito a pensare ai BISOGNI  educativi

speciali, svantaggi ed altro, ma  su questo aspetto  la scuola italiana, fin dagli anni 70, si è posto il problem

 

a dell’inclusione ed ha avuto come punto di riferimento DON MILANI con LA SCUOLA DI BARBIANA attraverso il libro LETTERE AD UNA PROFESSORESSA, a cui seguì  il problema dell’inserimento della diversità nella scuola.    In quegli anni fu fatta una scelta forte ed incisiva:  il Diritto dei ragazzi ad essere presenti e partecipare alla vita scolastica, legge del 1977. Questa legge non parla della disabilità  che resta  un dovere della scuola, ma non dice cosa e come deve co

mportarsi  la scuola.   FIORIN ha affermato che se la scuola vuole essere una buona scuola, è necessario che s

ia: ACCOGLIENTE.. prendersi cura- accompagnare – accettare- amare COMPETENTE…in cosa e di cosa? Tante…..metodo – efficacia – competizione o emulazione…? Questi due aspetti non sono divisi, ma inclusi l’uno nell’altro. Ed Il SAPERE, deve essere orientato al fare.  Non bastano più  teste ben fatte, come affermava il grande sociologo Edgar Morin. Il grande problema della scuola, specie in Italia, secondo Florin, è la perdita di molti studenti lungo il percorso. Ciò dovrebbe stimolarci  a realizzare  UNA SCUOLA   INCLUSIVA,  che è tale se contiene  tre  aspetti:

1. CULTURA  - a livello culturale in Europa abbiamo due diversi modelli di scuola. Tutti pensiamo che essa deve insegnare ad apprendere, ma la decliniamo in modi diversi:   il modello funzionalista intende  la scuola come risposta alle domande del mercato,  a ciò che è utile. Tale posizione é presente in tanti documenti europei. L’altro modello, quello personalista punta sull’ apprendere affinché ciascuno sia se  stesso, conosca, impari  a vivere, a collaborare e  a stare con gli altri. 

2. POLITICHE – sono le scelte concrete della  e per la vita scolastica.

 

3. PRATICHE  - si può insegnare avendo una dimensione inclusiva. Ad esempio entrare in classe e pensare che siamo tutti speciali, tutti abbiamo dei bisogni. Quindi una didattica inclusiva  è per tutti. Afferma che  la  RELAZIONE è IL CUORE DELLA DIDATTICA,  occorre  relazione tra educazione ed apprendimento. La didattica va interpretata in maniera bilaterale. Una scuola così è una scuola di RELAZIONI, quindi una scuola comunità. Alla base di questa piramide educativa c’è l’accettazione dell’altro – una fiducia incondizionata.

Nel dibattito seguito alla relazione si è parlato, da parte degli italiani,  di BUONA SCUOLA. Un programma di riforme della scuola in Italia. Secondo lui la meritocrazia non deve dividere i docenti tra buoni e cattivi, tra migliori  e non, ciò non creerebbe la scuola comunità educativa, ma competitiva. Afferma di non aver notato per quanto fin qui letto e studiato un ORIZZONTE O UNA VISIONE DI SENSO, ma l’approfondimento e la so

luzione di  tanti particolari  significativi: risoluzione del precariato, l’utilizzo degli insegnanti perdenti posto  ecc.  Condivide che debba esistere una carriera insegnante, ma che debba essere collegata ad un supplemento di formazione, gestita direttamente dalle università.  Ha notato in una risposta che possiamo trovarci dinanzi a docenti che hanno una buona tecnica relazionale, una buona empatia, ma non sanno accogliere, non hanno né compassione - cum patire - e neppure cura  ed a riguardo cita Bruner ed altri. Per il primo  l’educazione è pericolosa  perché introduce il senso della possibilità, cioè del futuro; egli infatti parla di passato, presente e futuro. E’ in tale prospettiva si situa il tema dell’Educazione alla cittadinanza attiva.  Secondo il prof., è bene che la scuola custodisca questa responsabilità civile. Poi presenta il pensiero di Pannikar  che considera l’ Intercultura, sovversiva, perché implica una disobbedienza culturale ed infine parla di Danilo Dolci secondo cui “trasmettere non è comunicare”.

 

 

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Tesi di laurea

Sono numerosi gli studenti che hanno scritto e discusso tesi di laurea dando un loro contributo al comune cammino di ricerca mondiale per una "pedagogia dell'unità".

Nella sezione "Studi e ricerche" stiamo pubblicando brevi sintesi di questi lavori e chiederemmo a tutte e tutti coloro che lo desiderano di inviarceli (con eventuale recapito mail per prendere contatti).